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ACQUACOLTURA

Ossolana Acque s.n.c. si occupa attualmente dell'allevamento di 3 specie d'acqua dolce:

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Trota marmorata

Salmo (trutta) marmoratus

La Trota Marmorata è un pesce diffuso su gran parte degli affluenti alpini del Fiume Po e nel bacino adriatico della Slovenia. Colonizza principalmente fiumi di portata elevata, caratterizzati da acque limpide e ben ossigenate, con fondali ciottolosi e ghiaiosi.

Salmonide tipico del bacino del Lago Maggiore (e probabilmente anche del Lago di Como e del Lago Ceresio), è in grado di raggiungere e superare i 10 kg di peso. Nel corso di questi anni, l’azienda ha dedicato particolare impegno nel recupero e selezione della “Trota grisa”, importante ceppo di Trota Marmorata del Fiume Toce, che raggiunge dimensioni e performance di crescita più che invidiabili, grazie a parte della sua vita trascorsa in ambienti lacustri pelagici.

La specie risulta in forte rarefazione in tutto il suo areale di distribuzione. Le popolazioni italiane di Trota Marmorata sono infatti in netto calo e limitate ai corpi idrici delle aree pedemontane.
I vari fattori di minaccia possono essere sintetizzati in alcuni punti:

  • ibridazione con la Trota Fario, con conseguente perdita di genoma puro

  • banalizzazione degli habitat fluviali, perdita di percorribilità dei tratti fluviali e riduzione delle aree di riproduzione naturale a causa delle attività umane

  • predazione sugli stadi giovanili da parte della fauna ittiofaga

  • introduzione di specie esotiche competitrici (tra cui la Trota fario)

  • introduzione di ceppi di Trota Marmorata provenienti da altri bacini idrografici

Ossolana Acque s.n.c. si occupa dell’allevamento della Trota Marmorata a fini conservazionistici nel pieno rispetto del principio di salvaguardia delle biodiversità locali. Il ceppo utilizzato proviene da una accurata selezione su base fenotipica e genotipica di esemplari originari del Fiume Toce destinati alla produzione di novellame per i ripopolamenti da effettuare in collaborazione con le associazioni piscatorie locali.

Lo stock viene allevato all’interno di 5 vasche esterne in condizioni semi estensive e mantenuto separato in base alla classe d’età. Il ciclo riproduttivo termina con una nuova fase di spremitura autunnale, le cui uova vengono incubate all’interno di diversi embrionatori e sottoposte a monitoraggio e disinfezione periodici.

A schiusa avvenuta, la produzione viene trasferita in apposite vasche di svezzamento, fino alla reintroduzione in natura.

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Gambero di fiume 

Austropotamobius italicus

L’Austropotamobius italicus è una specie di gambero d’acqua dolce diffusa in maniera frammentata in diversi corsi d’acqua dell’Italia settentrionale e centrale. È presente anche nella provincia del VCO, con popolazioni distribuite su diversi affluenti del Fiume Toce e del Torrente San Bernardino.

Ossolana Acque s.n.c., nel corso di un monitoraggio condotto per conto del CNR - ISE di Verbania Pallanza, ha inoltre individuato delle colonie di Gambero di fiume autoctono all’interno del bacino idrografico del Parco Nazionale della Val Grande.

Le popolazioni naturali del genere Austropotamobius hanno subìto negli ultimi decenni un forte declino: diversi studi hanno infatti evidenziato una contrazione nella sua distribuzione compresa tra il 50 e l’80% rispetto a quella storica.

Questo progressivo deterioramento è da attribuire a diversi fattori di minaccia, strettamente correlati tra loro: opere di captazione idrica e interventi di modifica degli alvei fluviali spesso alterano in maniera irreversibile gli habitat fluviali, rendendoli non idonei per questa specie. Allo stesso tempo, fenomeni di inquinamento dei corsi d’acqua costituiscono un fattore limitante alla presenza del Gambero di fiume, provocando un aumento dei tassi di mortalità.

Una delle minacce più concrete alla sopravvivenza delle popolazioni naturali di Austropotamobius italicus è però rappresentata dall’introduzione di specie esotiche, provenienti principalmente dal Nord America e ormai diffuse su quasi tutto il reticolo idrografico nazionale. Queste specie spesso veicolano patologie letali e risultano più competitive rispetto al Gambero autoctono, in quanto in grado di mettere in atto strategie riproduttive e comportamentali vincenti, oltre ad avere una maggiore resistenza nei confronti dei fattori di stress.

Di fronte alla minaccia di estinzione tangibile, Austropotamobius italicus è stato inserito in tempi recenti all’interno della Red List of Threatened Species della IUCN, dove viene catalogata come Endangered (in pericolo); come conseguenza diretta sono nate a livello europeo diverse iniziative volte alla sua tutela e alla sua conservazione all’interno del suo naturale areale di distribuzione.

Da oltre quindici anni, Ossolana Acque s.n.c. alleva attivamente Gamberi di fiume autoctoni con lo scopo di effettuare, in accordo con la Pubblica Amministrazione e gli Enti locali, operazioni di reintroduzione e ripopolamento, necessarie per la salvaguardia della specie all’interno della rete idrografica della Provincia. L’allevamento viene svolto in condizioni semi-naturali all’interno di un circuito continuo dove l’acqua, captata per mezzo di prese di derivazione, viene dapprima filtrata tramite un sistema acquaponico e in seguito distribuita nelle diverse vasche contenenti i gamberi; si realizza in questo modo un impianto del tutto autonomo dove gli sprechi di risorse e gli impatti sulla componente ambientale sono nulli. I gamberi sono mantenuti separati in base alla classe d’età e al sesso d’appartenenza.

Solo durante il periodo riproduttivo (ottobre - novembre) vengono allestite vasche contenenti femmine e maschi in modo da consentire l’accoppiamento. Dopo la copula, le femmine ovigere vengono trasferite in altre vasche e monitorate fino al tardo periodo primaverile, quando le uova si schiudono e i neonati iniziano una vita autonoma. Al termine di ogni ciclo riproduttivo vengono prodotti circa 30 nuovi nati per femmina, dei quali solo una frazione sopravvive e raggiunge la maturità sessuale. Attualmente l’Azienda sta conducendo degli studi finalizzati a valutare l’effettiva produzione pro capite di neonati e il tasso di mortalità delle singole classi d’età; in questo modo si cerca di ottimizzare la produzione al fine di rendere più efficaci le operazioni di reintroduzione.

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